Una giornata all’insegna dell’uguaglianza e della felicità.
Il 14 Giugno la squadriglia Koala del Somma Lombardo 1 si è recata alla comunità Anffas Ticino di Maddalena per trascorrere insieme la giornata. Siamo state accolte da Fabio, un educatore che con l’aiuto di Luca, Simone e Santo, ci ha presentato il nuovo progetto di Anffas (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale).
Il progettoAnffas
L’idea nasce durante i tempi duri della prima quarantena, quando, obbligati a stare a casa, i ragazzi e gli educatori hanno pensato di ripulire il terreno per adibirlo ad orto. Anche dopo la fine dello stato di emergenza il progetto non si è fermato. L’iniziativa infatti si è ampliata, coinvolgendo altre associazioni, tra cui l’Università Bicocca, con lo scopo di studiare la simbiosi tra le api e le piante. Quindi hanno piantato varie erbe aromatiche per contribuire ad un miglioramento della vita delle api.
La mattina
Conclusa la presentazione del progetto, ci siamo subito messe all’opera per dare il nostro contributo. Divise in gruppi abbiamo svolto le varie mansioni: abbiamo piantato l’insalata, annaffiato le piante e raccolto l’origano. Nel mentre ci siamo fatte coinvolgere dalla passione dei ragazzi per il giardinaggio, che ci hanno poi svelato essere la loro attività preferita.
Stanche per lo sforzo fatto, ci siamo riposate approfittando del momento per conoscerci meglio. Tra le risate è arrivata l’ora di pranzo a cui è seguito un momento di svago. Ci siamo rinfrescati giocando con gli irrigatori per poi unirci tutti insieme in una danza sfrenata. La loro spensieratezza, unita alla nostra, ha reso il momento ancora più speciale.
Dopo la pausa abbiamo ricominciato a lavorare: abbiamo restaurato un tabellone meteorologico, ridipingendolo. Nel frattempo alcune di noi si sono occupate di intervistare i ragazzi che ci hanno raccontato la loro vita quotidiana.
L’intervista ai ragazzidell’Anffas
Video intervista Anffas
Il pomeriggio
Nel primo pomeriggio abbiamo salutato Santo e Simone che sono tornati a casa e ai quali hanno dato il cambio Giorgio, Nicolò, Alessio e Yassim.
Finiti gli ultimi ritocchi, siamo state accompagnate al laboratorio, dove Yassim ci ha spiegato il loro impegno nelle varie produzioni biologiche destinate alla vendita. La dedizione impiegata nella preparazione si rispecchia nella qualità dei prodotti, molto richiesti dai consumatori. Dopo aver giocato ancora un po’ ed aver scambiato altre chiacchiere la nostra giornata è giunta al termine.
Le nostre riflessioni
Nostante inizialmente fossimo incerte su come relazionarci con la realtà dell’Anffas, i ragazzi ci hanno subito accolto facendoci dimenticare le nostre perplessità e timori iniziali.
Ripensando a quel momento, ci siamo rese conto che, non appena scordate le differenze, è stato facile trovare le somiglianze.
Il San Giorgio raccontato dalla squadriglia delle Koala del Somma Lombardo 1
Passati due anni ad attendere con ansia, il 30 aprile 2022 il San Giorgio è finalmente tornato. Insieme ad altri sette reparti, provenienti da tutta la provincia di Varese, ci siamo incontrati a Tradate per celebrare insieme il patrono degli scout. Ci siamo sfidati tra noi, con l’obiettivo di conquistare la fiamma di zona.
I reparti della zona Varese riuniti per il San Giorgio
Sabato
Il raduno è iniziato con un momento di preghiera, al cui termine siamo stati divisi in sottocampi. Ci siamo spostati negli spazi dedicati a ogni gruppo, dove abbiamo montato i rifugi per la notte e iniziato a presentarci. Nonostante inizialmente fossimo preoccupati perché tra di noi non ci conoscevamo, abbiamo subito fatto amicizia.
Successivamente ci è stato presentato il tema di quest’anno: l’orienteering. Attraverso alcuni giochi ci sono state spiegate le conoscenze base per affrontare la prima sfida. Questa consisteva nell’individuare dieci punti su una mappa, grazie a un calcolo delle distanze e degli azimut forniti, nel minor tempo possibile. Ci siamo tutti messi in gioco per completare il più velocemente possibile la prova e guadagnare punti nella classifica generale. Seppur a primo impatto ci era sembrata una semplice sfida, abbiamo riscontrato tutti alcune difficoltà, tanto che alcune squadriglie non sono riuscite a completare la prova in tempo.
Dopodichè abbiamo avuto del tempo libero, che abbiamo sfruttato per confrontarci sulla gara e per consolidare le amicizie nate. La cena è trascorsa tra chiacchere e risate; una volta conclusa ci siamo uniti ad altri sottocampi per un momento di preghiera. La nostra giornata è terminata con il bivacco, tra giochi e canti. È stato un momento molto significativo per noi, perché finalmente, dopo due anni passati separati, abbiamo potuto rincontrarci per fare ciò che amiamo.
Domenica
A seguito di una lunga notte, ci siamo svegliati alle 7:30. Dopo aver fatto colazione abbiamo smontato i rifugi e preparato l’occorrente per la gara del giorno e ci siamo spostati al punto di partenza. L’obiettivo della sfida era quello di raggiungere gli otto punti contrassegnati all’interno del Parco Pineta sulla mappa che ci era stata consegnata. Per conquistare alcuni di essi dovevamo affrontare delle brevi sfide, che ci facevano guadagnare o perdere minuti preziosi in base all’esito finale.
Divisi in squadriglie, ci siamo tutti incamminati per raggiungere il più velocemente possibile il traguardo. Il percorso era lungo e faticoso, nonostante questo, però, quasi tutti sono riusciti a completare l’itinerario. Nonostante la stanchezza dovuta alla gara, tutto ciò a cui pensavamo era l’imminente premiazione. L’attesa era più snervante del solito perché finalmente la fiamma veniva riassegnata dopo tanto tempo.
La classifica ha visto al terzo posto le Aquile del Luino 1, al secondo le Koala del Somma Lombardo 1 e , come vincitori, i Leopardi del Tradate 1. Come a ogni San Giorgio, incontrarsi tutti insieme è stato memorabile. Quest’anno ancora di più, data la lunga attesa di questi due anni. Durante questo periodo la voglia di rincontrarsi si è moltiplicata, rendendo unica questa esperienza.
Intervista ai protagonisti
Come ci si sente a tornare a fare attività tutti insieme?
Dopo tanto tempo passati separati, non vedevo l’ora di questo San Giorgio. È sempre bello stare insieme condividendo bellissimi momenti. -Filippo
Sono molto emozionato, non vedo l’ora che arrivi domani per vincere la fiamma. -Andrea
Qual è il rapporto all’interno della squadriglia?
Siamo molto uniti, come pane e marmellata! Ogni tanto c’è qualche discussione, ma insieme riusciamo ad affrontare ogni sfida. -Pantere, Gallarate 1
Andiamo molto d’accordo e non litighiamo quasi mai. Non potremmo chiedere di meglio. -Cobra, Lago di Varese 7
Cosa ti aspetti da questo San Giorgio?
Mi aspetto di divertirmi molto e recuperare tutto il tempo perso durante la pandemia. Spero anche di fare nuove conoscenze. -Sofia
Mi aspetto di imparare qualcosa di nuovo da tutti, ma soprattutto di vincere la fiamma. -Sara
Vorrei sperimentare qualcosa di nuovo e tornare a casa sfinito -Luca
Come è andata la gara?
Molto bene, ci siamo divertite molto e siamo soddisfatte. Abbiamo aspettative molto alte. -Koala, Somma Lombardo 1
Abbiamo corso gran parte del tempo, siamo esausti ma molto fiduciosi. -Leopardi, Tradate 1
Ci siamo perse più volte, ma tra qualche canto siamo riuscite ad arrivare al punto di arrivo. -Volpi, Somma Lombardo 1
I vincitori, Leopardi del Tradate 1
Cosa vi ha portato a vincere secondo voi?
Siamo molto uniti e volevamo tutti vincere. Abbiamo corso tantissimo, infatti ora siamo esausti.
Cosa si prova ad aver vinto?
Siamo molto orgogliosi e soddisfatti. Siamo felici di aver portato in alto il nome del Tradate.
Gli scout del “ClanMello” raccontano l’intervista ad Olha, Commissaria internazionale degli scout ucraini
Lo scoppio di una guerra a pochi passi da casa nostra ha destato diversi sentimenti: stupore, per il fatto di una nuova guerra in Europa, e paura, perché è un conflitto che vediamo tutti i giorni alla Tv e sui social. Questa guerra non coinvolge solo soldati, ma soprattutto i civili che subiscono le conseguenze delle decisioni di chi sta al potere. E sui social tutto è ancora più amplificato: vediamo video e foto di comuni cittadini ucraini e, anche se distanti, sembra che noi stessi stiamo vivendo questa situazione. Cercando di capire cosa stesse vivendo una persona della nostra stessa età in Ucraina, noi ragazzi dei clan del Somma Lombardo 1 e del Lago di Varese 7 abbiamo cercato di entrare in contatto con qualcuno che stesse, purtroppo, vivendo l’orrore della guerra. In questo caso, i social sanno dare una mano: tramite la pagina Instagram dell’Organizzazione Mondiale degli Scout, abbiamo trovato l’indirizzo email degli scout d’Ucraina, che ci hanno indirizzato ad Olha Dybkaliuk, ragazza di vent’anni e Commissaria internazionale per gli scout ucraini, che abbiamo potuto intervistare il 4 marzo 2022.
L’intervista
La prima domanda è – e può sembrare semplice e senza senso, ma in questi tempi difficili non è così semplice e banale – : come stai?
E’ in realtà una bella domanda perché anche i miei amici all’estero mi chiedono tutte le volte “come stai” e non posso veramente dire che sto bene. Non sto alla grande, sto bene. Non sto ancora bene, non mi sento ancora sicura perché non sai mai cosa può accadere tra 5 secondi, 5 minuti, 5 ore o altro, ma almeno, in questo momento, sono in un piccolo paesino vicino a Kyiv, dove non ci sono i missili, le bombe, le esplosioni. Posso dichiarare, in effetti, che mi sento molto meglio rispetto a milioni di cittadini ucraini in questo momento.
Ora ti chiederò altre cose per essere più specifici: dove vivi o meglio, dove abitavi o dove abiti e dove sei in questo momento?
Io, all’inizio, ero a Kyiv, vengo dalla capitale dell’Ucraina. Questa è la città più bella che abbia mai visto e questa è la mia Casa. Nonostante ciò, sono stata costretta ad abbandonarla a causa del grande pericolo che mi sarebbe aspettato lì. Ora sono in questo villaggio vicino a Kyiv, vicino a Boryspil’, che è il nostro aeroporto internazionale, forse dovreste conoscerlo, perché è molto famoso. Qui, in questo momento, è calmo perché, come ho detto prima, non ci sono le truppe terrestri russe, non ci sono missili, non c’è l’aviazione russa, quindi posso supporre che questo sia un posto sicuro per questa settimana, lo è stato per la settimana passata e forse anche per la prossima, ma non posso dirlo perché nessuno sa cosa accadrà.
Quali sono i sentimenti che provate tu, la tua famiglia e i tuoi amici in questo momento?
È terribile, è una sensazione che non augurerei mai a nessuno di provare. Perché siamo stati abituati a vedere la guerra come qualcosa di lontano da noi, che pensavamo non sarebbe mai accaduto nel XXI secolo. Mai avrei pensato che la guerra sarebbe arrivata nel mio Paese. Ora come ora, realizzo che cosa sia la guerra, la vedo con i miei occhi. So cos’è, ma una settimana fa mai l’avrei immaginato. Per me la parte più difficile di quello che stava accadendo è stata svegliarmi la mattina presto del 24 febbraio, lì abbiamo realizzato che ci sono state delle esplosioni a Kyiv. Ricordo il giorno prima, il 23 febbraio: ero molta agitata e in ansia ed ero come se qualcosa stesse accadendo. Putin ha firmato i documenti che dichiarava loro (Donetsk e Luhansk) appartenenti alla Federazione Russa, questo significava che lui e le truppe russe avevano il permesso di entrare in territorio ucraino. Pensavo fossero ancora delle provocazioni, ma avevo molta ansia. Poi mi sono svegliata presto la mattina e ho detto “mamma, ma cosa sta succedendo?”. Poi lei mi disse “Putin ha fatto iniziare una guerra”. Mi si è spezzato il cuore perché mai avrei pensato che questo fosse possibile. Voglio piangere, ma non ho nemmeno le lacrime per farlo. È davvero dura da immaginare, da realizzare e capire. Comunque, durante il primo giorno, eravamo molto spaventati, ho guardato le notizie, ho letto dell’invasione su vasta scala da diverse direzioni, non solo dal confine russo, ma anche da quello bielorusso, cosa che mi ha stupito ancora di più avendo lì molti amici.
Abbiamo visto foto e video di ucraini che sono stati obbligati a prendere le armi: tu eri pronta a combattere contro il nemico, contro l’armata russa per difendere l’Ucraina?
Come individuo, come persona, come ucraina, come cittadina di Kyiv, sì, assolutamente. Dico che, se necessario, lo farò: prenderò la pistola, andrò dalle Forze Armate dell’Ucraina o dalla Difesa Territoriale. Dall’inizio di tutto questo… è difficile parlare di questo perché ho detto a mia madre “mamma, se c’è il bisogno, combatterò per il mio paese, combatterò per i miei fratelli e per le mie sorelle”. Ho una sorella più piccola di 14 anni, ho visitato 31 paesi, ho un’istruzione completa, ma lei non ha avuto ancora queste opportunità. E vorrei che esplorasse il mondo, la voglio vedere vivere una vita normale; e se c’è il bisogno di dare la mia vita per la sua lo farò. Questo è un mio dovere come cittadina d’Ucraina, come figlia di questo Paese. Lei ha detto “no, sei la commissaria internazionale, devi combattere nel campo dell’informazione, devi diffondere le informazione su quello che sta accadendo in Ucraina in tutto il mondo.” Quando siamo andati via da Kyiv, i primi giorni sono stati orribili: mi sentivo una disertrice, ho lasciato Kyiv senza contribuire agli sforzi dell’Esercito. Poi ho realizzato che sono molto più utile dando informazioni sull’Ucraina e diffondendo notizie, ad esempio con questa intervista, rendendo consapevoli le persone.
Qual è la tua opinione riguardo la Russia e i russi? E poi: hai amici russi e qual è la loro opinioni riguardo la guerra?
Ho uno zio e tre cugini che vivono a Mosca, e sono persone adorabili. Dal momento che hanno un forte legame con me, gli ho sempre detto cosa stava accadendo in Ucraina. Loro non guardano la propaganda, sanno cosa accade nel mondo. Sono brave persone, ma quando parlo con altri russi che sono in Russia, che sono miei conoscenti, loro hanno una propria idea di quello che sta succedendo. Sono offesi, dicono che non è colpa loro, che non hanno scelto il presidente, che non hanno mai voluto questo governo e le persone al loro interno. Non volevano che iniziasse questa guerra. Loro, però, non credono che le truppe russe stiano attaccando l’Ucraina in questo momento; dicono “sono ucraini, che si comportino come ucraini!”: ero rimasta senza parole. Allora ho iniziato a raccontare la verità.
Che cosa, come scout, stai facendo in questo momento?
Come scout, e sono la Commissaria internazionale, faccio molte chiamate cercando di rendere consapevoli anche senza esagerare. Siamo in contatto con molte persone e ho una sorta di canale di comunicazione con gli Stati vicini per aiutare le famiglie degli scout ucraini che hanno deciso di andare all’estero. Grazie alle donazioni delle varie campagne mondiali scout, vengono agevolati gli aiuti umanitari provenienti da paesi differenti. Questo è quello che accade dalla mia parte. Ci sono i capi scout adulti che stanno facendo un grande lavoro adesso; sono persone che hanno accesso ad internet, fanno incontri su Zoom per intrattenere i bambini affinché non siano preoccupati e spaventati. Molti capi scout stanno aiutando le nostre organizzazioni di volontariato come la Croce rossa o in comunità locali per cucinare per la Difesa territoriale. E, sicuramente, moltissimi scout si sono riuniti per gli aiuti umanitari, aiutano in questa fase e si rendono volontari in organizzazioni o semplicemente verso le persone bisognose, verso i senza tetto. Questo è quello che stiamo facendo ora. La comunità internazionale ci chiede “perché non lo fate vedere sui social? Vogliamo vedere”. Sì, è vero, con lo scopo di mantenere alto lo spirito delle persone, dobbiamo farlo. Ma sai, quando le bombe stanno sopra la tua testa, non pensi a scattare foto. Mi è stato chiesto di scattare qualche foto per una campagna di informazione; quello che possiamo fare lo facciamo, facciamo del nostro meglio, ma, sfortunatamente, non ci sono molti momenti.
Forse il nostro tempo è scaduto. Sono veramente grato per quello che hai detto, per ciò che ci hai raccontato. E ancora, non riusciamo ad immaginare quello che voi state realmente vivendo…
Lasciami dire, a questo punto, che sono estremamente contenta che non potete immaginare quello che sta accadendo e prego per tutto il mondo, prego per il meglio, prego affinché arrivi la pace nella nostra terra, affinché voi non proviate mai questo. E ti dico che prima dell’arrivo della guerra, non avevo mai apprezzato questa pace. Quindi, come amichevole promemoria, sono contenta che non ve lo aspettavate e vi auguro, vi auguro veramente, dal profondo del mio cuore, di non provare mai questo. Mai, mai e poi mai nella vostra vita.
POSSIAMO CONDIVIDERE QUESTa intervista?
Questa è una cosa che voi potete fare, e che posso fare anche io. Grazie per questo apprezzamento, grazie per questa offerta. Quindi per favore, fate pressione; questo è quello che potete fare ed è una cosa che aiuta davvero. Anche se sapete di non avere molti follower, o che il video verrà visualizzato due, tre volte, solo tre persone che vedranno l’intervista, loro capiranno cosa sta succedendo. Quindi sono davvero grata, estremamente grata per tutto quello che state facendo. E vorrei dirvi che forse, qualche volta, potrei essere sembrata una persona cinica, molto severa e insensibile, ma sono una persona che sta affrontando dei problemi enormi, che è stata agitata per tutto questo tempo, che ha visto tutto questo con i propri occhi. Voglio solo che voi capiate, nonostante tutto quello che sta accadendo in Ucraina, che noi siamo ancora creatori di pace, siamo ancora messaggeri di pace, siamo ancora persone. A volte facciamo cose che la società non si aspetta che noi facciamo, ma questa è l’unica strada. Grazie a voi, a tutta la comunità scout, all’Organizzazione Mondiale del Movimento Scout per tutti i vostri sforzi. In questo momento, ogni scout ucraino sa ora più che mai di fare parte di una grande famiglia scout. Grazie per questo incontro, per l’intervista, perché questo è davvero utile, come persona, per distrarmi da tutto quello che sta accadendo.
Le nostre sensazioni
Le emozioni della comunità di clan dopo la visione dell’intervista sono state molto forti. Accese le luci, dopo aver ascoltato e visto parlare Olha, i volti delle persone presenti erano sconvolti: molti di noi in lacrime. È stato facile per noi empatizzare con una ragazza della nostra età che condivide i nostri valori e che si trova sotto una pioggia di proiettili, missili e bombe. La disperazione nei suoi occhi la abbiamo assorbita a pieno, siamo stati travolti da una testimonianza vera e che abbiamo sentito estremamente vicina a noi, colpendoci nel cuore. È stata un’esperienza importantissima, perché ci ha fatto prendere piena consapevolezza della situazione che ha stravolto la sua vita, come quella di molte altre persone. Entrando nel vivo della questione in prima persona e capendo quanto effettivamente la disperazione di una ragazza che condivide valori che ci accomunano, come quelli cristiani e di fratellanza universale, per noi è stato difficile comprendere come è potuta arrivare a dire: “se necessario, lo farò: prenderò la pistola”. Siamo attaccati a una quotidianità che ci stanca, annoia; vogliamo sempre altro e non ci basta mai la situazione in cui viviamo, non ci accontentiamo, mai, ci lamentiamo sempre, non siamo mai grati. Questa è stata una testimonianza per capire che non è scontato nemmeno avere il cielo della propria città libero da missili, avere la possibilità di annoiarsi, di stare sdraiati in un prato senza il rischio di essere colpiti da proiettili. Il nostro terrore è l’aumento delle bollette e della benzina, capaci di non guardare oltre il confine del nostro cancello.
L’intervista completa si può leggere qui. Puoi visualizzare il video dell’intervista qui.
I clan di Somma Lombardo, Lago di Varese 7 e Tradate, raccontano dei loro servizi con Caritas, esperienze tra il mistico e lo spettacolare
Esperienza del Clan di Somma lombardo
La situazione di emergenza sanitaria, che si sta trasformando sempre di più nella normalità, ci ha impedito di vivere tante, troppe, opportunità. In primo luogo sicuramente la possibilità di vivere a pieno le nostre esperienze e attività scout: non dobbiamo però correre il rischio di chiuderci in noi stessi e agire in maniera egoistica nei confronti di chi è in difficoltà. Grazie a Caritas abbiamo l’opportunità di metterci a disposizione e fare servizio, soprattutto verso chi sta subendo maggiormente le conseguenze sociali causate dal virus.
Il servizio
Quindi è proprio ora che vogliamo dare una testimonianza vera e nel concreto. Noi ragazzi del clan di Somma Lombardo, abbiamo cominciato a collaborare con Caritas. Inizialmente sono stati proprio loro a contattarci per chiedere la nostra disponibilità per la consegna dei pacchi nelle case, dato che molte famiglie – a causa del coronavirus – erano impossibilitate a muoversi. Dopo questa prima esperienza alcuni di noi hanno deciso di cominciare un servizio personale e continuativo con loro. Siamo comunque rimasti in contatto mettendoci a disposizione per qualsiasi cosa e infatti ci hanno chiesto un aiuto per buttare via alcuni elettrodomestici.
Riflessioni
Per noi questo servizio è stato importante per vari motivi: sicuramente è stato un modo per fare attività, anche se non in maniera solita, e per far vedere al nostro territorio che ci siamo e che siamo pronti a metterci in gioco anche in questa situazione di difficoltà. Sappiamo di non aver fatto molto, ma sono state delle piccole esperienze che ci hanno sicuramente fatto riflettere: spesso quando pensiamo a chi ha bisogno ci vengono in mente situazioni irraggiungibili. Quando invece chi è in difficolta spesso si trova proprio vicino a noi, nelle nostre città, in quelle case che vediamo tutti i giorni camminando. Ci siamo accorti di quanto impegno e sacrificio c’è dietro a un servizio come quello offerto della Caritas di Somma Lombardo, conoscendo persone che veramente ci mettono il cuore per fare del bene.
Samuele-Clan 'NDUMA CLAN DUMA, Somma Lombardo 1 e Lago di Varese7
Esperienza del Clan Tradate 1
Nel novembre dell’anno scorso noi ragazzi del clan Fuoco Hanta-Yo, del gruppo scout di Tradate 1, abbiamo deciso di iniziare una collaborazione con la Caritas San Vincenzo di Tradate e di mettere a disposizione, per quanto possibile in questo momento, il nostro tempo per fare servizio. Una volta ogni due settimane, circa, ci ritroviamo con i volontari di Caritas; i volontari preparano i sacchetti con la spesa per ogni famiglia e noi ragazzi del clan ci occupiamo della consegna porta a porta.
La scelta
La scelta di collaborare con la Caritas è nata dal fatto che, a causa della pandemia, non abbiamo trovato molte possibilità di servizi. Anche se è un piccolo gesto, ci permette di aiutare chi per motivi di salute non può uscire di casa.
Due racconti, della stessa esperienza di servizio, fatta da due Clan della zona di Varese
Brunella, Varese
Esperienza Clan Varese 3 e Varese 8
A causa dell’emergenza sanitaria il clan non ha potuto svolgere attività di servizio extra associative per molto tempo. Così, all’inizio di quest’anno, ci siamo chiesti cosa avremmo potuto fare per non continuare a rimanere inattivi sul nostro territorio. Siamo riusciti a metterci in contatto con uno dei volontari del progetto della mensa della Brunella, una realtà che conoscevamo già, ma di cui non avevamo mai preso parte.
La mensa
Ogni giorno la mensa distribuisce più di 300 “cestini”, alcuni dei quali vengono consumati nello spazio dedicato vicino al punto di distribuzione. Originariamente i pasti venivano distribuiti all’interno di un locale dell’oratorio dove venivano consumati, a causa della situazione pandemica non è più stato possibile unificare i servizi. Dopo l’inizio delle restrizioni si è pensato di trovare un altro modo affinché le persone potessero mangiare in un ambiente chiuso al riparo dal clima invernale. La parrocchia della Brunella, con l’autorizzazione del comune, ha reso disponibile uno spazio riscaldato, dove sono stati disposti dei tavoli, posizionati in modo tale da rispettare il distanziamento e tutti i posti a tavola sono stati dotati di schermi in plexiglas. Lo spazio viene aperto ogni giorno dai volontari anche in zona rossa e rimane un punto di riferimento per tutte le persone che sono in difficoltà.
L’impegno del Clan
Dopo lunghi mesi in cui fare servizio era diventato quasi impossibile, l’opportunità di ritornare a rendersi utili sul territorio è stata una boccata d’aria fresca per il clan. Ci rechiamo ogni domenica a coppie per aiutare i volontari a gestire l’ingresso delle persone all’interno del salone, per misurare la temperatura degli ospiti e per sanificare gli ambienti alla chiusura. Ci occupiamo inoltre della distribuzione di mascherine, libri e generi alimentari supplementari. A volte qualche chiacchiera con qualcuno, magari su un libro appena letto preso la settimana prima dalla mensa o sulla partita della domenica, diventa un momento fondamentale del nostro servizio, nel quale troviamo il vero significato di quello che stiamo facendo.
Uno spunto per il nostro capitolo
Per noi è un’opportunità per continuare il percorso iniziato durante la route invernale dell’anno scorso in cui abbiamo fatto servizio in un rifugio per senza fissa dimora a Como. Inoltre, vedere come lavora la mensa ci sta aiutando nel capitolo di quest’anno che abbiamo incentrato sul cibo, in particolare mostrandoci come vengono ridistribuiti i prodotti in scadenza provenienti sia dai grandi che dai piccoli supermercati per evitare sprechi. Pensiamo sia un piccolo gesto, ma con un valore immenso per le persone che ogni giorno possono trovare un luogo accogliente dove potersi sentire accettati.
Christian e Filippo - Clan Alba Errante, Varese3/8
Esperienza Clan Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1
Lo scopo di Casa della Carità non è solo quello di offrire un pasto a coloro che non possono permetterselo ma nonostante l’odierna pandemia il servizio non si ferma, permettendo agli ospiti di consumare il pranzo dignitosamente seduti ad un tavolo al caldo e godendo della compagnia di chi condivide la loro stessa situazione.
La routine della mensa
I primi frequentatori si presentano alle dieci e trenta del mattino, alcuni volti sono noti e hanno un posto fisso a cui sedersi e spesso sono raggiunti da amici con cui sono soliti consumare il pasto, vi è invece chi visita la mensa solo saltuariamente e questi rimangono impressi forse più di chi frequenta la mensa abitualmente. È curioso osservare da estranei certe dinamiche che avvengono, dagli screzi tra avventori ai gesti di aiuto fraterno. Gli operatori sono come esterni ad una sotto società che spesso si fatica a comprendere.
Ogni tanto vi sono ospiti che decidono di volersi raccontare e imbastiscono monologhi in cui si arriva a conoscere molto della persona che si sta ascoltando; è in generale un’esperienza che definirei quanto meno particolare e di cui ancora fatico a comprendere le cause. Lasciata la mensa gli ospiti più bisognosi hanno la possibilità di incontrarsi anche al centro diurno “Il Viandante”, dove potranno ricevere ulteriore assistenza.
Scelta di servizio e compiti
Quando è giunta la proposta di fare servizio alla mensa, il Clan Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1 ha deciso che non fosse un’esperienza da affrontare nella sua totalità, ma che potesse essere un’opportunità di servizio personale per qualcuno, in modo da vivere in maniera più concreta questa esperienza. Abbiamo accettato l’invito in due e abbiamo cominciato il servizio a novembre mettendo a disposizione i nostri sabati mattina.
Il servizio è molto semplice, si tratta di accogliere gli avventori, assicurandosi che non abbiano febbre e chiedendo loro di igienizzarsi le mani, poi li si accompagna ad un tavolo dove possono sedersi, togliersi la mascherina e mangiare, separati dagli altri da un plexiglass che però permette di scherzare e ridere assieme. Quando un ospite esce dalla mensa il volontario deve pulire ed igienizzare la postazione per permettere qualcun altro di prendere il suo posto.
Andrea -Clan'NDUMA CLAN DUMA, Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1
Come la comunità di clan dei gruppi Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1 ha scelto di vivere comunque la route 2020
Incredibilmente e nonostante le mille difficoltà dovute alle restrizioni date dalle normative COVID, noi del clan Somma Lombardo 1 e Lago di Varese 7 siamo riusciti a organizzare e vivere la nostra route estiva. Per cercare di avere meno contatti possibili con persone esterne alla nostra comunità, abbiamo preferito fin da subito valutare l’idea di una route di cammino. Un altro problema che si è presentato è quello di studiare un percorso che permettesse per ogni pernotto la possibilità di montare circa una ventina di tende, dato che per le restrizioni non era possibile condividere la propria tenda con nessuno.
Per tutte queste questioni la scelta finale è ricaduta sull’Alpe Devero, al camping “Rio Buscagna”, in modo da poter avere abbastanza spazio per sistemare tutte le tende a distanza e riuscire comunque a vivere la strada.
Come ci siamo organizzati
Come per ogni route abbiamo optato per l’organizzazione tramite pattuglie, ovvero i membri della comunità si dividono in gruppi per studiare la logistica della settimana, ci siamo divisi in: trasporti, catechesi, attività e sentieri.
L’idea era infatti quella che ogni giorno avremmo camminato per poi tornare al camping per la sera. Ci sembrava un buon compromesso tra il vivere la strada e rispettare le restrizioni giustamente imposte causa emergenza sanitaria. Condizioni atmosferiche permettendo siamo riusciti quasi tutti i giorni a sfruttare i percorsi proposti dalla pattuglia intorno all’Alpe Devero, senza dimenticare i momenti di fede e le riflessioni personali sui nostri punti della strada.
Cosa ci spaventava
La cosa che forse più ci spaventava era quella di non riuscire a vivere a pieno questa esperienza essendo limitati sotto molti aspetti, come le distanze di sicurezza e le mascherine. Dal punto di vista pratico oltre alla questione delle tende non si poteva nemmeno cucinare in coppia, evitare di prestarsi materiale, non era possibile stare troppo vicini e ovviamente mantenere il più possibile il distanziamento sociale. Nonostante tutto questo, abbiamo voluto provare perché la voglia di vederci era davvero tanta, e alla fine possiamo dire che ne è valsa la pena. Siamo comunque riusciti a vivere un esperienza scout formativa per la nostra comunità.
Quello che è successo in route
Durante questa route abbiamo anche salutato due membri della comunità di clan che hanno reputato che l’Alpe Devero fosse il luogo adatto per prendere la propria partenza. Abbiamo avuto l’occasione di poter continuare, e quasi concludere, la scrittura della nostra carta di clan, e poterci chiarire le idee sulle intenzioni che avevamo riguardo al capitolo.
La route nel complesso è stata sicuramente diversa dalle solite, più che altro per quello che si poteva, o meglio che non si poteva fare. E’ stata e un’esperienza interessante per il clan sotto molti aspetti, in primis perchè era da molto tempo che non vivevamo momenti di comunità “in presenza”.
Conclusioni
Alla fine è stato bello, come tutte le volte, forse questa volta ancora di più a causa del lungo periodo di lontananza che abbiamo affrontato. Durante il lockdown abbiamo accumulato molta voglia di vederci, di abbracciarci e tornare a stare insieme, e non dico che sia stato possibile tutto questo in route, però è come se avessimo cancellato i mesi di quarantena e fossimo tornati alla normalità. Non abbiamo potuto abbracciarci, è vero, ma il non vedersi da dietro a uno schermo è stato come vedersi per la prima volta.
In questa terribile situazione ci ritroviamo coinvolti tutti, senza distinzione, quasi come una “livella”, parafrasando il grande Totò. Non ne siamo esenti nemmeno noi scout, ma possiamo affermare che lo scoutismo non si è fermato, ma si è declinato in modalità differenti compatibili con la nuova situazione. La nostra comunità non si arrende, va avanti cercando quanto più possibile di “ridere e cantare nelle difficoltà”, mantenendo una certa positività e sempre con un occhio al prossimo, come si addice al nostro stile e alla nostra Promessa.
Dopo una decina di giorni di assestamento dovuti dall’uscita dei primi decreti e le prime misure restrittive, a partire da metà marzo abbiamo ripreso le nostre attività di comunità: le riunioni a cadenza settimanale, la domenica a partire dalle 17.00, in via telematica dove abbiamo la possibilità di trovarci tutti insieme e parlare di tutto, raccontarci sensazioni e le nostre giornate, aggiornarci sui nostri progetti futuri, insomma portare avanti la vita di comunità.
Una novità introdotta in questo periodo di quarantena è la figura del “Tele-Antennista”: esisteva già l’antennista, cioè una persona che in corrispondenza di uscite e riunioni portava alla comunità un tema d’attualità su cui discutere e riflettere. Il Tele-antennista fa lo stesso, ma ciò avviene ogni giorno da parte di persone sempre diverse. Così la comunità si vive quotidianamente e ci si sente sempre a contatto gli uni con gli altri.
Il Servizio
Riusciamo per la maggior parte a proseguire anche le nostre attività di servizio personale: i nostri servizi all’interno degli oratori, i vari aiuto-compiti ecc., si prestano abbastanza bene anche in via telematica. Abbiamo sfruttato anche le occasioni che si sono create in questa situazione particolare, come la consegna di spese a domicilio o l’aiuto ai bambini per lo studio.
Anche il servizio associativo prosegue e le attività delle altre branche. Per quanto riguarda il branco inviando video dei racconti giungla, facendo fare lavoretti, mandando video di bans e balletti, per distrarre quanto possibile i lupetti e farli sorridere; anche in reparto le attività proseguono seppur in maniera limitata vista la “vocazione pratica” della branca.
La Fede
In questa situazione la Fede è messa alla prova, con tante domande che sorgono e momenti in cui lo sconforto sembra prevalere. Nel nostro piccolo cerchiamo di alimentarla e non lasciarci abbattere, seguendo in streaming le messe dei nostri paesi o facendo messe animate da noi come nella Domenica delle Palme grazie al nostro AE (Assistente Ecclesiastico) don Cesare. Abbiamo cercato di vivere anche il triduo pasquale il più vicini possibile.
Non lasciamoci ingannare da queste parole, dove potrebbe sembrare che in fondo non è così male questo periodo di reclusione forzata e che vada tutto bene. Anche noi abbiamo momenti più o meno negativi, domande che non hanno risposta e l’incertezza di non sapere fino a quando si dovrà andare avanti così. Ci manca il contatto fisico con le altre persone, poter fare strada insieme, o tendere la mano fisicamente a chi ha bisogno e non vediamo l’ora che tutto questo finisca.
Come la comunità clan dei gruppi “Lago di Varese 7” e “Somma Lombardo 1” sta cercando di riscrivere la propria carta di clan.
Sono Samuele del clan “Somma Lombardo 1” gemellato con il “Lago di Varese7”. Lo scorso anno si è concluso con un evento organizzato interamente da noi a seguito del capitolo che abbiamo deciso di trattare durante tutto l’anno, ovvero l’immigrazione. Si è trattato di un apericena con delle testimonianze tenute da esperti nel settore, tenutosi a Varese e ha riscontrato un grande successo.Quest’anno però abbiamo scelto di non seguire un vero e proprio capitolo, ma considerando che la comunità è cambiata, salutando alcuni membri e facendo spazio a dei nuovi, abbiamo sentito il bisogno di riscrivere la nostra carta di clan.
Cos’è la carta di clan?
La carta di clan è come se fosse la “carta di identità” di una comunità sviluppata attraverso quattro punti: servizio, fede, strada e comunità. Considerando la l’attuale carta di clan risale a 4 anni fa direi che era giunto il momento di metterci del nostro. La strategia che abbiamo scelto di intraprendere è quella di trattare ogni singolo punto differenziando come dovrebbe essere una comunità, vista sotto quel punto, e come è effettivamente la nostra comunità.
Il punto del servizio
Abbiamo iniziando trattando il servizio, c’è stato un iniziale “brain storming” su come una comunità dovrebbe vivere il servizio, e successivamente ci siamo concentrati su di noi. Sotto l’organizzazione dei capi abbiamo svolto un uscita a Varese in cui ,divisi in quattro gruppi, abbiamo svolto varie attività di servizio.
Un gruppo di noi è andato ad aiutare a un pranzo organizzato dall’associazione “libera”, un altro al campo dei fiori con le GEV (guardi ecologiche volontarie) hanno ripulito i boschi del parco, la mensa dei poveri ha ospitato un altro gruppo e infine presso la cooperativa sociale “l’anaconda” sono andati gli ultimi di noi. Sono state esperinze molto interessanti ma soprattutto formative, sia dal punto di vista personale ma anche per poter riscrivere il punto servizio nella carta di clan (che è sempre rimasto il nostro obbiettivo primario). A fine dei servizi ci siamo ritrovati per discutere delle esperienze cercando di trovare una definizione adatta del servizio secondo noi.
Il punto della comunità
Al servizio è seguito il punto comunità. Il processo è stato analogo a quello del servizio, ovvero ragionare su come deve essere una comunità e successivamente pensare alla nostra comunità.
Anche in questo caso abbiamo deciso di fare un uscita interamente dedicata a questo argomento. Ci siamo appoggiati a “il chiostro solidale” dell’associazione “mondo di comunità e famiglia”. Loro sono un gruppo di famiglie che scelgono di vivere nella stessa casa e sviluppano la loro convivenza attraverso alcuni “pilastri” tra cui la cassa comune, le porte sempre aperte all’accoglienza, la condivisione e la convivialità. Abbiamo passato due giorni insieme a loro studiando e osservando come si compone il loro essere comunità. Anche in questo caso l’esperienza si è rilevata utile per la nostra carta di clan, avendo avuto anche una presentazione della loro associazione da uno dei responsabili della casa. Abbiamo fatto tesoro di quanto vissuto e cercato di mettere giù una nostra definizione che rappresenti la nostra comunità.
Ci stavamo muovendo per trattare del punto della fede, sfruttando il capo di Pasqua, ma ovviamente abbiamo dovuto bloccare tutte le nostre attività a causa dell’emergenza sanitaria. Da casa stiamo cercando di andare avanti anche se con molte difficoltà, principalmente perché non abbiamo possibilità di fare uscite. Fondamentalmente stiamo cercando di scrivere il meglio possibile i due punti che abbiamo già trattato.
I ragazzi del Clan del gruppo Lago di Varese 7 e di Somma Lombardo 1 alla scoperta delle realtà di accoglienza del territorio. Pensieri, racconti e azioni a due passi da casa.
Domenica 10 marzo 2019, nella sede scout di Buguggiate, il clan dei gruppi Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1 hanno avuto il piacere di incontrare alcuni ragazzi immigrati residenti a Gazzada Schianno (a pochi chilometri da Varese). Durante l’incontro si è parlato di un progetto di integrazione che, seppur con fatica, ha saputo dare i suoi frutti. Ad accompagnare i ragazzi c’erano Nuria, volontaria che ha aiutato i ragazzi come interprete; don Luigi, che come vedremo ha avuto un ruolo fondamentale nella vicenda; il signor Luigi, volontario che tanto si è speso negli ultimi 3 anni per aiutare i ragazzi, e Gemma, altra volontaria.
Il racconto della situazione sul territorio
Dopo i convenevoli di rito iniziali, don Luigi ha raccontato la loro storia. “Tutto è iniziato tre anni fa ormai, quando una famiglia di Schianno si è rivolta a me, essendo preoccupata riguardo agli quindici ragazzi che erano stati fatti accomodare in un appartamento nel loro stesso cortile. Questo è già significativo per capire come la gente, la “maggioranza silenziosa”, la pensi riguardo il fenomeno attuale dell’immigrazione. Il fatto che dei ragazzi di colore che si stabiliscono in un appartamento debba causare problemi o fastidio ai vicini.
Io, nella mia posizione di prete, mi sono sentito subito in dovere di fare qualcosa, quei ragazzi non potevano essere lasciati ad oziare per tutto il giorno tutti i giorni
Don Luigi
Il grosso problema è stato constatare che questi ragazzi sono stati abbandonati (è proprio il caso di dirlo) dalla cooperativa che li aveva presi in affido, senza un benché minimo progetto di integrazione effettiva. Alla cooperativa bastava ricevere dalla Prefettura i 35€ che le spettavano di diritto per ogni ragazzo, senza però riuscire a reinvestirli in modo efficace per una loro integrazione nella comunità di destinazione. Io, nella mia posizione di prete, mi sono sentito subito in dovere di fare qualcosa, quei ragazzi non potevano essere lasciati ad oziare per tutto il giorno tutti i giorni. Il primo passo è stato far sapere ad altri della loro esistenza, dopo che gli organi competenti (cooperativa, prefettura) si erano dimostrati praticamente inesistenti.
Cosa si è pensato di fare?
Dopo qualche tentennamento iniziale, gli atteggiamenti restii dei cittadini hanno lasciato spazio al buon senso umano, ad un senso di solidarietà. Non è stato affatto facile come potrebbe sembrare. Alcune persone nella comunità del paese si sono mostrate estremamente contrarie a qualunque iniziativa, anche tra le forze politiche. Per fortuna però ci sono state, e ci sono, persone come Luigi e Nuria”.
Il racconto dei volontari
Il signor Luigi ha poi continuato il racconto. “All’inizio non sapevamo bene come muoverci, cosa potevamo o non potevamo fare, anche da un punto di vista legale. Tutti facevamo riferimento a don Luigi. È così che abbiamo iniziato a far fare a questi ragazzi, dopo essere entrati un po’ in confidenza con loro, lavoretti semplici, come la pulizia del cimitero, o a chiedere loro aiuto in caso di bisogno di manodopera in oratorio. Con molta fatica siamo riusciti ad ottenere qualche permesso dal comune per poter pulire le strade e tagliare qualche pianta pericolante. Con il passare del tempo i rapporti si sono distesi, e le cose sono andate sempre meglio.
Ci sono stati dei momenti importanti, di obiettivi raggiunti come il giorno in cui i ragazzi hanno ottenuto la carta d’identità. Un documento che per noi è scontato avere ma senza di esso la tua libertà è molto limitata. Ci sono state esperienze in cui i ragazzi hanno potuto esprimere se stessi ad esempio entrando a far parte della squadra di calcio del CSI di Gazzada. Oppure altre ancora grazie alla collaborazione e il grande aiuto reciproco con l’associazione onlus “Magari Domani” del paese, che si occupa di ragazzi disabili. Abbiamo vissuto davvero momenti di grande gioia.”
In seguito è intervenuta Nuria: “Quando ho incontrato don Luigi e i ragazzi per la prima volta, ho subito capito che era fondamentale per questi ragazzi avere la possibilità di comunicare in modo efficace con le altre persone e che questo è un presupposto indispensabile per l’integrazione. Le poche lezione di italiano che seguivano al mattino erano insufficienti, sia per orario che per metodologia così io e altri volontari ci siamo organizzati per poter offrire loro lezioni anche nel pomeriggio, e con un rapporto più diretto, quasi uno a uno. E i risultati si sono visti.”
[..] ho subito capito che era fondamentale per questi ragazzi avere la possibilità di comunicare in modo efficace con le altre persone e che questo è un presupposto indispensabile per l’integrazione.
Nuria, Volontaria –
Quali risultati sono stati raggiunti?
Come si può intendere dalle loro parole, è stato fondamentale l’intervento di singoli volontari, persone la cui sensibilità li ha portati ad aiutare in prima linea questi ragazzi. Aiuti di vario tipo dai trasporti fino a servizi più impegnativi come la scuola di italiano. E così, forti delle conoscenze della lingua e di documenti d’identità, i ragazzi hanno potuto frequentare un corso per saldatori. Il corso ha permesso loro di trovare un’occupazione più o meno stabile, dandogli la possibilità di mandare denaro alle loro famiglie. Qualcun altro è stato assunto come badante da un anziano professore, che proprio qualche mese prima gli aveva insegnato l’italiano e vista l’attitudine del ragazzo ha deciso di dargli un lavoro.
Una bellissima storia, dimostrazione di come il bene genera bene, e di cosa si può essere capaci di fare lasciando da parte un po’ di indifferenza e mettendo in pratica quei valori che tanto si sentono sulla bocca di molti. Se solo un po’ più di persone facesse così…
Attualmente dieci ragazzi su undici hanno un’occupazione, e uno è addirittura riuscito ad andare a vivere autonomamente con la sua compagna.
Parola ai ragazzi
Prima di concludere l’incontro due ragazzi hanno raccontato la storia del loro viaggio ed è emerso come l’emigrazione risulti essere solo l’ultima tra le opzioni. L’ultimo disperato tentativo di sopravvivere a situazioni diventate insostenibili in patria, per disordini politico-sociali.
Questi ragazzi giovanissimi hanno visto coi loro occhi la morte, il sangue, compagni picchiati nelle prigioni libiche, compagni che cadevano dai mezzi con cui attraversavano il Sahara e abbandonati; storie che fanno rabbrividire…
Emigrare è l’unica soluzione, seppur dolorosa. Il viaggio poi non è costituito solo dalla navigazione nei barconi dalle coste nordafricane fino alle coste italiane, ma, soprattutto per chi proviene da Ghana e Nigeria, c’è un tratto ugualmente se non maggiormente pericoloso costituito dal deserto e dalla Libia. Questi ragazzi giovanissimi hanno visto coi loro occhi la morte, il sangue, compagni picchiati nelle prigioni libiche, compagni che cadevano dai mezzi con cui attraversavano il Sahara e abbandonati; storie che fanno rabbrividire, e che ci hanno fatto rendere conto di quanto poco sappiamo veramente e di quanto siamo lontani dal poter compatire delle situazioni del genere.
È emerso inoltre come il nuovo decreto sicurezza sia per molti versi limitante per loro; ora ad esempio ottenere sussidi e documenti diventerà molto più difficile, e ciò complica di non poco le cose.
E gli scout?
È nata così l’idea di creare una collaborazione tra il clan (dei gruppi scout Agesci Lago di Varese 7 e Somma Lombardo 1) e questi ragazzi, di aiuto reciproco e sostegno di una realtà del nostro territorio che sta cercando di farsi strada nella difficile selva della società che più che mai ha i sintomi della xenofobia. Tutto questo è perfettamente in linea con il capitolo scelto dal clan quest’anno, che ha come tema centrale il problema dell’immigrazione e dell’integrazione. I progetti sono tanti: aiutare i ragazzi nell’organizzare un mercatino per raccogliere fondi per la Caritas, trascorrere tempo di svago insieme, come cene, giornate di sport o immersi nella natura. Entrambe le parti non vedono l’ora di vivere questi momenti insieme.
È stato bello e importante per noi scoprire e constatare come così vicino a noi esista una realtà simile. Persone che effettivamente ce l’hanno fatta, nonostante tutta la negatività che traspare degli organi d’informazione più vari. Non sarebbe male far conoscere all’opinione pubblica anche queste note positive. Queste persone ci dimostrano come la bontà e il buonsenso, la sensibilità e le generosità, l’abbattimento di pregiudizi e la volontà possano fare ancora tanto. Ci danno sicuramente tanta forza!
Giosuè - Clan Lago di Varese 7
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